sabato 9 giugno 2007

Consigli per gli acquisti!

Beh, signori, beh. Ho di recente visto il film la cui copertina campeggia a sinistra, Il Castello errante di Howl. Sono rimasto senza parole fino alla fine del film.
Stupidamente, molte volte pensiamo ai film d'animazione come a roba per bambocci, o gente afflitta dalla sindrome di Peter Pan. Chiunque abbia pensato una stupidaggine del genere dovrebbe vedere questo film, commuoversi e riflettere.
Una storia incantevole.
Un uso delle metafore divino.
Una colonna sonora poetica e dolcissima.
Dei personaggi spettacolari.
Una importantissima riflessione politica che al giorno d'oggi, in un mondo devastato da guerre senza senso, è urgente assimilare.
Mi piacerebbe che qualcuno, di passaggio per caso su questo blog, se ne incuriosisse.
Sono sicuro che tutti, nessuno escluso, sarebbero costretti, una volta vistolo, ad ammettere che no, i cartoni animati non sono roba da bambini. Grazie a Miyazaki non più.

Ed ora passiamo ad altro: l'angolo del videogame del mese.

Se, come me, siete dei piccoli fanatici di videogames sin dagli anni '80, siete familiari col concetto di eroe, che tanto ci ha accompagnato fin dal primo, tenero, idraulico coi baffetti che saltava sulla testa dei funghi.
Forse siete stati dei piccoli elfetti biondi, vestiti di una ridicola tutina verde, con un cappello da gnomo, armati di spada e scudo contro le forze del male, per risvegliare l'immancabile principessa che alla fine del gioco immancabilmente, invece di darcela, ci diceva Thank you, Link.
Forse siete più piccini, e avete conosciuto l'eroismo nei videogiochi immersi in oscure caverne, con un fucile a canne mozze in braccio e non-morti affamati che cercavano di strapparvi fino all'ultimo brandello di carne dalla faccia.
O ancora, siete stati (e in questo caso, fortunati voi) dei giovani ragazzotti di mare, volenterosi e desiderosi di diventare pirati, nientemeno! Ed avevate un nome improbabile come Guybrush Threepwood. Ma a distanza di anni, tutte queste avventure, tutti questi piccoli puzzle dei nostri piccoli eroi di pixel, hanno trovato il loro senso, nelle esili spalle, nelle piccole mani, nei vestiti malconci di un ragazzo che non parla nemmeno una lingua decente, e che ha un nome improbabile come Wander.
Dall'inglese, to wander: girovagare.
In questo capolavoro, che si fa fatica a definire solo videogioco, siete voi a comandare i movimenti goffi di questo disperato. Siete immersi in un mondo poetico. Non ci sono altre parole per descrivere la perfezione dei laghi, delle paludi, delle cascate... le montagne inaccessibili vi circondano, i deserti sono sferzati da tempeste di sabbia, e in tutto questo, in tutte le vostre ore di gioco non un villaggio; non un animaletto parlante che vi aiuti; non un mago potente che vi insegni a lanciare lingue di fuoco dalle dita. Siete da soli, avete una spada, un arco e un cavallo.
E dovete fare fuori qualcosa come sedici giganti. E non sono giganti comuni. Sono colossi.
La mitologia greca, Davide contro Golia, l'umano contro l'inorganico, l'inerme contro il magico essere potentissimo. Sono queste le sensazioni che vi si scateneranno se cavalcherete alla volta della più disperata delle missioni, cercando di dare un senso alla più classica delle storie d'amore, maledetta fin dall'inizio. Ne saprete ben poco, fino quasi alla fine, quando le tele che avrete amorevolmente filato per tutto il gioco si ricongiungeranno in qualcosa che non vi sareste mai aspettati. O forse si... forse sono solo un romanticone, ma giocare nei panni di un ragazzo lacero, sporco, che corre come un'anatra bagnata, e portare a termine dei compiti davvero impossibili solo con la forza fisica di una spada, di un arco e di un cavallo vi spiegherà molte cose sull'eroismo.
Wander rimarrà nel mio cuore, forse non più di Link, di Mario, di Guybrush. Ma accanto a loro, e di certo lo sentirò chiamare il suo cavallo, gridare una volta ancora, disperato, al vento, l'unica parola (o quasi) che gli sentirete dire per tutto il gioco: "Agro!"
Un giorno chiamerò il mio cane Agro.

Ruindur - June 9